La grande fatica per ottenere un inserimento strutturale dello psicologo nelle scuole italiane.

di Antonello Raciti

Sono tanti i motivi per cui dovrebbe essere istituzionalizzata la presenza dello psicologo scolastico in Italia. E soprattutto alla luce delle emergenze a cui abbiamo assistito ultimamente, a cominciare dalla pandemia da Covid. Il contesto scolastico è infatti cambiato molto negli ultimi anni, e non certo in meglio. Dall’aumento preoccupante della morbilità e della fragilità psichiatrica tra gli studenti, fino al disagio degli insegnanti, sempre più stressati e scoraggiati dalla mancanza di riconoscimento sociale, passando per le famiglie, con il difficile confronto con i genitori, esclusi troppo facilmente dalle dinamiche scolastiche e quindi sostanzialmente estranei alle reali problematiche dei figli.
Eppure il ruolo dello psicologo nei sistemi scolastici degli altri Paesi europei è piuttosto radicato. Non si capisce quindi perché sia così difficile introdurre in maniera fissa questa figura in Italia, dove la discussione sulla necessità della sua presenza strutturale nelle scuole è arenata da anni.

Italia ultima nella regolamentazione

Solo per citare gli esempi più significativi, l’introduzione dello psicologo scolastico nel sistema portoghese risale già alla metà degli anni Ottanta, mentre in Germania le prime attuazioni nei differenti Land sono invece datate anni Settanta. La Francia è stata infine la prima, addirittura negli anni Sessanta, a inaugurare il sistema della presenza fissa dello psicologo d’istituto.
E da noi? Soltanto i recenti fatti di cronaca, primo fra tutti il ferimento con coltello di una professoressa avvenuto a maggio ad Abbiategrasso, alle porte di Milano, ha riaperto un dibattito da troppo tempo sopito sulla necessità di istituire un presidio di tipo psicologico all’interno delle strutture scolastiche italiane. Eppure gli episodi di cronaca che hanno dimostrato lo stato di disagio degli studenti nelle scuole sono stati numerosissimi. L’ultimo è di soli pochi giorni fa e riguarda un professore di Bari colpito da una pistola a pallini.

Sperimentazioni gettate alle ortiche

In realtà la figura dello psicologo scolastico era stata già introdotta, nel 2020 e in forma germinale, anche in Italia. E fino a dicembre 2021 la sperimentazione in molte scuole era stata finanziata per due anni scolastici di fila grazie a un accordo tra il ministero dell’Istruzione e il Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi. L’obiettivo era quello di consentire a ciascuna istituzione scolastica di attivare i primi servizi di sostegno psicologico a supporto dell’emergenza pandemica da Covid attivando stanziamenti per oltre 40 milioni di euro, erogati al di fuori dei finanziamenti ordinari per le scuole.
Un percorso che stava funzionando ma che, pur avendo conseguito un livello molto alto di soddisfazione presso gli istituti coinvolti, nel gennaio 2022 non è stato rinnovato con l’insediamento del nuovo esecutivo. Un vero peccato, perché prima di quell’intervento sperimentale gli istituti che garantivano assistenza agli studenti erano soltanto il 25% del totale, mentre in quei due anni di finanziamenti la percentuale era salita a circa il 70%.

Le dichiarazioni di Valditara e l’intervento del Cnop

Per supplire a questa lacuna, il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, ai fine marzo, aveva annunciato in un’intervista alcuni interventi volti a favorire il supporto psicologico nelle scuole attraverso l’introduzione di 20 ore di formazione rivolta ai docenti che, in forma sperimentale, avrebbero dovuto seguire corsi di psicologia e pedagogia con esame finale. Dichiarazioni che avevano suscitato molte perplessità scatenando la reazione preoccupata del Consiglio nazionale dell’Ordine nazionale degli psicologi. «Davvero secondo il ministro sono sufficienti venti ore di formazione aggiuntive per i docenti, con qualche ora di psicologia, per sostituirsi ai professionisti di cui necessitano le nostre ragazze e i nostri ragazzi nelle scuole?», era stata la reazione di David Lazzari, presidente del Cnop. «Tutto il mondo della scuola chiede da tempo una presenza qualificata di psicologi per la promozione delle risorse dei ragazzi, per l’ascolto e la prevenzione, per supportare il personale scolastico. Ieri (era il 29 marzo, ndr) l’Istituto Superiore della Sanità ci ha detto che un adolescente su due è a rischio: che cosa si vuole aspettare?».
La reprimenda dell’Ordine ha quantomeno permesso l’apertura immediata di un dialogo tra ministero e il Cnop. Che insieme, ai primi di giugno, hanno avviato un tavolo di confronto sul tema dello psicologo nelle scuole per garantire un presidio efficace sulla base delle esigenze di ciascun istituto scolastico.

Spostarsi dall’emergenza alla prevenzione

L’obiettivo generale è ora agire con forza in termini preventivi piuttosto che emergenziali e riuscire, anche a fronte dei continui fatti di cronaca, a curare il malessere già espresso e al tempo stesso lavorare sulla anticipazione del disagio. Un percorso sfidante e complesso che ha visto nel corso del tempo la presentazione di numerose proposte di legge. Tutte fallite per il mancato superamento dei necessari passaggi parlamentari.
L’ultima in ordine di tempo è quella presentata alla Camera dai deputati Patrizia Marrocco e Mauro D’Attis il 13 ottobre 2022, che ripercorre in molti passaggi il Disegno di legge presentato nel dicembre 2016 dalla senatrice Laura Fasiol.

In questa nuova proposta viene ribadita la necessità di istituire la figura professionale dello psicologo nelle scuole di ogni ordine e grado con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo e la formazione della personalità degli studenti, di prevenire i fattori di rischio o situazioni di disagio giovanile, ma anche di supportare le famiglie e il personale scolastico e di prevenire i fenomeni di abbandono, dispersione scolastica e bullismo. Secondo la proposta di legge potranno svolgere l’attività di psicologo scolastico unicamente gli psicologi iscritti all’Ordine, quindi in possesso di laurea magistrale in psicologia, con specializzazione quadriennale nello specifico settore dell’età evolutiva.

Lo psicologo non è un intruso

Lo psicologo d’istituto potrà, su indicazione del dirigente scolastico, convocare i genitori e organizzare colloqui con le famiglie e con ogni altro soggetto che ritenga rilevante per lo sviluppo dell’alunno o studente. Potrà inoltre accedere a tutte le informazioni sugli alunni o studenti in possesso dell’istituzione scolastica presso cui opera e partecipare alle lezioni per osservare da vicino le relazioni interpersonali nell’ambito della classe e migliorarne la qualità.
Lo psicologo scolastico avrà anche un ruolo di supporto e formazione nei confronti dei docenti, con riguardo alle specifiche problematiche dell’età evolutiva e alle eventuali difficoltà relazionali esistenti all’interno della classe e tra docenti e studenti. Lo stesso supporto e formazione applicherà anche nei confronti del personale amministrativo, tecnico e ausiliario Ata, per una migliore gestione delle situazioni di disagio.
Ma soprattutto riferirà al dirigente scolastico le proprie osservazioni effettuate durante le lezioni e fornirà al consiglio di classe e al collegio dei docenti ogni elemento utile non solo al miglioramento delle relazioni interpersonali nell’ambito della classe, ma anche alla personalizzazione dell’offerta formativa e alla valutazione degli alunni. La sua figura avrà quindi un ruolo di osservatore “terzo” delle dinamiche scolastiche che potrà senz’altro risolvere in anticipo disagi insorgenti, ma anche fare emergere situazioni già critiche. È facile quindi indovinare che questa nuova figura verrà spesso vissuta dal corpo docente come un intruso.

Che cosa aspettarsi ora

I due percorsi, quello della proposta di legge Marrocco-D’Attis e quello di confronto dialogico tra il ministro Valditara e il Cnop, sono ora “sorvegliati speciali”. Il primo dovrà sottostare alle tempistiche di discussione bicamerale riuscendo a trovare compimento prima della fine della legislatura. Per quanto riguarda il secondo percorso, il più critico, il ministero dell’Istruzione e del merito dovrà ora dimostrare di essere davvero intenzionato a discutere per la prima volta anche il complesso tema della valutazione degli insegnanti, superando le inevitabili resistenze del corpo docente, da sempre geloso della propria autonomia e assai resistente ai cambiamenti. Un nervo scoperto che nessuno ha ancora avuto il coraggio di toccare.