La ricerca Demopolis – Con i Bambini mostra l’opinione degli italiani rispetto alla dispersione scolastica e alla responsabilità educativa, tra bullismo, violenza, scarso apprendimento e dipendenza dai social.
di Cristina Audagna
Suona ormai come qualcosa di ordinario e banale il grido d’allarme contro la povertà educativa suscitato dalla ricerca dell’istituto Demopolis per l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito degli interventi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’indagine ha voluto sondare un tema importante ma spesso sottovalutato per la maturazione civica della popolazione, chiedendo agli italiani la propria opinione sul ruolo della scuola nei processi educativi dedicati ai minori. L’obiettivo era riuscire a indagare i motivi dell’abbandono scolastico tra i minori, un dato che risulta crescente di anno in anno, e quali siano le principali criticità del sistema scolastico così come vengono percepite dai comuni cittadini. Il quadro che emerge è di assoluta inadeguatezza della scuola nello svolgere il proprio ruolo di educatrice dei valori universali, oltre a una generale insoddisfazione che permea la società a diversi livelli di complessità, accelerando oltremodo le disuguaglianze tra minori.
I primi numeri della ricerca
L’indagine “Quanto futuro perdiamo? Il ruolo della scuola e della comunità educante nel Paese” è stata condotta dall’Istituto Demopolis su un campione nazionale stratificato di 3.540 soggetti statisticamente rappresentativo dell’universo della popolazione italiana maggiorenne. La rilevazione è stata realizzata in modalità Cawi, Cati e Cami dal 3 al 10 novembre 2022 e ha prodotto una mole rilevante di dati che spaziano dall’ambito educativo fino all’attribuzione di responsabilità rispetto alla corretta guida dei minori.
Il punto di partenza della ricerca è la constatazione che la povertà educativa minorile è aumentata rispetto a tre anni fa, e ciò è accaduto anche per il concorso dell’emergenza Covid. Di questo ne è convinto ben il 75% degli italiani. Ma a distanza di tanti anni le vecchie problematiche prepandemiche sono rimaste uguali e immodificate, a partire dalle strutture scolastiche, giudicate troppo vecchie da ben il 64% dei rispondenti, dalla carenza di attività di recupero per i ragazzi in difficoltà (58%) e dalla bassa motivazione degli insegnati (56%), mentre non accenna ad attenuarsi la piaga della dispersione scolastica, segnalata dal 53% degli intervistati.
Proprio l’abbandono scolastico è un fenomeno che, nella percezione del 59% degli italiani, risulta peggiorato nell’ultimo biennio (55% per i genitori e 67% per gli insegnanti). Tuttavia secondo i due terzi dei genitori italiani con figli in età scolare, con il ritorno sui banchi, nessuno ha fatto tesoro della dura lezione del Covid e i problemi sono rimasti intatti, tali e quali a prima della pandemia.
Assenze e bocciature
Uno dei principali quesiti posti al campione rende noto che, nell’ultimo anno scolastico, oltre 80mila studenti non abbiano maturato una frequenza a scuola sufficiente da essere scrutinati e per questo motivo sono stati bocciati per le troppe assenze. Ebbene, per due italiani su tre (67%) si tratta di un dato allarmante e che va affrontato con urgenza, mentre solo il 20% ascrive il dato al solo periodo pandemico.
Ma a una richiesta più precisa sul perché un così alto numero di studenti abbandoni gli studi, il campione attribuisce il fenomeno a causa della fragilità del contesto familiare di origine (74% degli intervistati) e per l’inadeguatezza degli strumenti di contrasto all’abbandono quali l’assenza di serie strategie di recupero e motivazione degli studenti a rischio (63%), la limitata risposta istituzionale (58%) e la vacuità del sistema di relazioni famiglia-scuola-istituzioni (57%). Tuttavia per la stragrande maggioranza degli interpellati (il 61%) è comunque giusto bocciare uno studente per eccesso di assenze.
Le preoccupazioni degli italiani per bambini e adolescenti
Un altro quadro che emerge dalla ricerca è il livello di consapevolezza riguardo ai pericoli che circondano questa fragile età. Alla domanda su che cosa preoccupa oggi maggiormente gli italiani pensando ai bambini e agli adolescenti, le risposte più gettonate sono quelle relative alla diffusione della violenza giovanile e delle baby gang (76%), alla dipendenza da smartphone e tablet (73%), agli episodi di bullismo e cyberbullismo (69%) e al consumo di alcol e droghe (63%). Il timore dell’abbandono scolastico è tuttavia soltanto all’ottavo posto, con il 40% delle preferenze. Alla domanda su che cosa servirebbe per arginare i recenti fenomeni delle baby gang e della violenza giovanile nelle città italiane, il 75% dei rispondenti dichiara che occorrerebbe un migliore controllo e conoscenza dei genitori sulle vite dei figli, mentre il 59% opta per un accesso più esteso per i ragazzi ad attività ricreative, sportive o ludiche fuori dalla scuola.
La responsabilità della crescita dei minori
Cresce la consapevolezza anche del ruolo delle comunità educanti, ovvero di una responsabilità diffusa e condivisa della crescita dei ragazzi. Alla richiesta di condividere l’affermazione “La responsabilità della crescita dei minori è di tutta la comunità”, ben l’85% degli italiani è d’accordo, con un incremento di ben 40 punti dalla stessa rilevazione del 2019 (46%), mentre per quanto riguarda la povertà educativa il 67% degli italiani la attribuisce a un limitato accesso a opportunità di crescita, seguita da un 57% di rispondenti che la ascrive al disagio sociale intorno al minore, e dal 52% di risposte che la imputa ai bassi apprendimenti scolastici. Solo il 12% dei rispondenti la collega alla povertà materiale.
Infine, per quanto riguarda le azioni ritenute prioritarie per tutelare e valorizzare le nuove generazioni, la maggioranza degli italiani interpellati (66 punti nei valori attribuiti su più scelte disponibili) ritiene che occorrerebbe una scuola ripensata e riprogettata con al centro i reali bisogni dei ragazzi, seguito dall’ampliamento dell’offerta socioculturale dei territori (61 punti) e dai laboratori per formare e sperimentare nuovi mestieri (54 punti).