Chiusura e riapertura delle scuole durante l’emergenza sanitaria da Covid hanno prodotto una serie di effetti negativi che tuttora pesano sulla salute mentale degli adolescenti. I risultati di un’interessante ricerca sul campo.

di Cristina Audagna

A distanza di tanti anni dall’emergenza sanitaria da Covid, emergono soltanto oggi, con tutta la loro forza esplicativa, i dati relativi al disagio giovanile nella lunga sospensione sociale generata dal lockdown. Tra disturbi d’ansia, autolesionismo, agitazione psicomotoria, problemi alimentari e ideazione suicidaria, sono state frequentissime le impennate di diagnosi in quel funesto periodo che ha segnato nel profondo i soggetti più giovani e fragili, costretti in una clausura totale, nelle relazioni e negli affetti. Oggi un’interessante ricerca condotta dall’Università di Torino ha cercato di interpretare quel singolare incremento degli accessi al pronto soccorso di bambini e adolescenti per emergenze psichiatriche, tutti concentrati nei periodi di prima riapertura delle scuole, mettendo in luce una serie di fenomeni significativi che meriterebbero di essere approfonditi con indagini più specifiche.

Gli obiettivi della ricerca: focus sulla scuola

Lo studio, coordinato dal neuropsichiatra Benedetto Vitiello dell’Università di Torino, ha riguardato gli accessi al pronto soccorso di nove ospedali universitari cittadini (Brescia, Cagliari, Firenze, Genova, Sassari, Trieste, Torino e due a Roma) andando a esaminare gli esiti delle visite a partire dal 1° gennaio 2018 fino al 31 dicembre 2021, per un totale di 13.014 accertamenti psichiatrici. L’osservazione riguardava soltanto i referti di pazienti di età inferiore ai 18 anni e ha permesso di incrociare le caratteristiche demografiche di questi ragazzi con le differenti diagnosi psicopatologiche. L’obiettivo era quello di valutare se sia esistito un legame tra i diversi gradi di interruzione delle scuole dopo il lockdown e l’aumento dei tassi di visite psichiatriche al pronto soccorso di adolescenti, prima e dopo lo scoppio della pandemia da Covid.

I principi base della ricerca

L’indagine ha tenuto conto delle misure di contenimento sociale emanate durante la pandemia, delle tendenze temporali e dell’età, del sesso e dello stato socioeconomico del paziente. La difficoltà del compito comportava infatti l’incrocio di diversi fattori significativi e interdipendenti, come l’analisi dei vari gradi di restrizione nei contatti sociali, nelle attività ricreative e nell’apertura delle scuole, tra cui la chiusura completa degli istituti, l’attivazione dell’istruzione online e la regolare istruzione in presenza. Per fare ordine nel mare di dati, l’apertura delle scuole è stata classificata come una variabile ordinale da 1 a 3, con l’assegnazione del valore più alto alla scuola in presenza, del valore medio alla scuola online e del valore più basso alla chiusura della scuola.

Lockdown_ricerca_Torino

Per ogni settimana da marzo 2020, l’intensità del lockdown è stata registrata in base alla categorizzazione amministrativa ufficiale per ogni area geografica, mentre la gravità del lockdown è stata quantificata utilizzando punteggi da 1 a 5. Infine lo stato socioeconomico del quartiere di ciascun paziente è stato stimato tramite il calcolo di un indice di deprivazione condiviso a livello accademico.

Le ragioni dell’accesso ai pronto soccorso

Di queste oltre 13mila visite psichiatriche su minori è stata riscontrata una grande eterogeneità di diagnosi: le principali ragioni d’accesso al pronto soccorso psichiatrico sono state l’agitazione psicomotoria (33,1%), l’ansia (16,1%), i disturbi alimentari (10,4%), l’ideazione suicidaria (8,8%) e i tentativi di suicidio (8,6%). Questi ultimi tre fattori sono aumentati significativamente durante il periodo dello studio, con incrementi del 294,8% per i disturbi alimentari, del 297,8% per l’ideazione suicidaria e del 249,1% per i tentativi di suicidio. Le visite psichiatriche sono aumentate nel corso degli anni, passando da 2.655 nel 2018 a 4.660 nel 2021, anno di maggior picco. L’età media dei soggetti è stata di 13,8 anni, con una prevalenza femminile: ben il 63,2% degli accessi era di ragazze e solo il 36,8% era di ragazzi.

Primi risultati dell’indagine

La variabilità nelle restrizioni imposte dalle autorità durante la pandemia, insieme alla chiusura delle scuole, ha consentito di stimare l’associazione scolastica tenendo conto di altre restrizioni sociali, come le attività sportive e ricreative. In particolare, l’associazione scolastica era evidente per le adolescenti di sesso femminile e per le visite al pronto soccorso dovute a ideazione suicidaria con tentativi di suicidio. Il forte aumento di condizioni potenzialmente pericolose per la vita, tra cui i disturbi alimentari e, appunto, l’ideazione suicidaria con tentativi di suicidio in questo campione italiano è oltretutto in linea con i report raccolti in altri Paesi. Si è quindi rilevato che l’apertura delle scuole era associata a un aumento di visite psichiatriche al pronto soccorso. A rafforzare l’associazione tra riapertura delle scuole ed emergenza psichiatrica è inoltre sostenuta da studi che identificano nel clima scolastico un fattore significativo nella salute mentale tra gli adolescenti. Anche in quest’indagine è stata quindi posta grande attenzione sulla pressione accademica come possibile fonte di stress e problemi di salute mentale. La scuola rappresenta infatti il contesto principale per l’interazione tra adolescenti, andando a interessare dinamiche fondamentali che toccano questioni sociali e rendimento scolastico. E ovviamente, pur costituendo un incentivo importante e una risorsa per la socializzazione e l’autorealizzazione, la scuola può anche essere molto stressante per i giovani vulnerabili.

Quando la scuola è chiusa

Secondo i ricercatori molti fattori possono entrare in gioco nel contenere le emergenze psichiatriche quando la scuola non è in sessione, provocando così un picco alla sua riapertura. Per alcuni studenti l’evitamento di situazioni sociali che provocano stress può tradursi in un sollievo temporaneo quando la scuola è chiusa. E sicuramente la mancanza di abitudine alla gestione dello stress sociale durante la chiusura è associabile a un maggiore disagio nel momento della sua riapertura. Un altro fattore da considerare è il possibile stress dovuto al rischio di contagio al ritorno sui banchi. In questo studio non è stato possibile separare il ruolo degli stress sociali associati alla vita scolastica, come ad esempio il bullismo, lo stress da individuo appartenente a una minoranza o i conflitti tra pari, da quello dovuto allo stress accademico, relativo quindi a voti, prestazioni, esami e valutazioni.

Pregi e limiti della ricerca

Lo studio dell’Università di Torino ha rilevato che l’isolamento sociale e la chiusura delle scuole non erano associati a una destabilizzazione acuta della salute mentale. È tuttavia possibile che l’esito cumulativo dell’isolamento sociale prolungato nel tempo possa aver contribuito a un aumento progressivo del numero di visite psichiatriche al pronto soccorso. Un altro aspetto interessante della ricerca è che l’associazione tra l’apertura della scuola e l’aumento delle visite psichiatriche al pronto soccorso era evidente per le femmine ma non per i maschi. La variazione in base al sesso solleva la questione di possibili differenze nell’affrontare la pressione accademica. Ad esempio in un’ampia indagine transnazionale le ragazze avevano maggiori probabilità di percepire la pressione del lavoro scolastico rispetto ai ragazzi e le differenze di genere sono state suggerite anche da un recente rapporto secondo cui la chiusura prolungata delle scuole in Germania era associata a un peggioramento più marcato della salute mentale tra i maschi. Una scoperta piuttosto inattesa è stata poi la provenienza da quartieri con status socioeconomico inferiore, che era associata a un aumento del tasso di visite psichiatriche al pronto soccorso solo per i soggetti maschi.

Conclusioni per il futuro

Pur presentando alcuni limiti strutturali, come ad esempio non poter distinguere tra attività sociali o ricreative e scuola, questa ricerca ha provato un’associazione tra l’apertura degli istituti scolastici e l’aumento delle emergenze psichiatriche acute. I risultati supportano la visione secondo cui la scuola potrebbe essere una fonte significativa di stress per i giovani e sottolineano la necessità di indagare altri possibili variabili intervenienti come la pressione accademica percepita, le vulnerabilità individuali, le aspettative dei genitori e lo stress sociale derivante dall’interazione con i coetanei come potenziali mediatori dei disturbi della salute mentale associati alla scuola nei giovani. La ricerca futura dovrà concentrarsi sulle differenze nel benessere psicologico degli studenti in base al sistema scolastico, nonché sulla correlazione tra calendario scolastico e visite al pronto soccorso psichiatrico.