Come torneremo a stare insieme
recensito da Davide Monopoli
Un titolo dal sapore shakespeariano per l’ultima fatica di Paolo Crepet, che qui affronta il complesso tema degli scenari postpandemici. Lo psichiatra e saggista veronese riflette su alcuni fenomeni come l’educazione parentale, il ruolo della scuola, lo spaesamento dello smart working e il caos paradossalmente rassicurante delle città. Andando anche a toccare eventi di cronaca riguardanti il fight club degli adolescenti in piazza, la violenza espressiva sui social networks e il solipsismo delle relazioni che si stanno proponendo con modelli discutibili e si spera del tutto transitori.
Si tratta di fenomeni in parte nuovi, o comunque esasperati dalla pandemia, che posseggono in sé la possibilità di una loro correzione in fieri in senso positivo e comunitario. Sullo sfondo di questi scenari ci sono quasi sempre gli ambienti urbani, veri fulcri del comportamento civico e del confronto non conflittuale, luoghi in cui ci si confonde gli uni con gli altri celebrando il rito dell’incontro. E al tempo stesso luoghi rituali di quelle fruizioni che tanto hanno logorato, per la loro assenza, il tessuto sociale in questi lunghi mesi di lockdown.
Sono numerose le digressioni dell’autore nel mondo urbano e cittadino, con continui riferimenti ad architetti e progettisti di prestigio e ai loro sforzi per ridare senso al tessuto sociale così profondamente lacerato e gravido di contraddizioni. L’obiettivo è quello del superamento del semplice “rammendo” urbano e la sua trasformazione in un rammendo sociale, restituendo un senso comune a zone urbane e rurali, al centro e alla periferia, coinvolgendo in questi progetti di rinnovamento comunitario anche i soggetti e l’iniziativa privata. Cioè quei filantropi che Crepet tratteggia evocando la figura del “Magnifico”, magnati e benefattori nell’ambito di un territorio, ma sempre ben tallonati da figure di controllo (i “Savonarola”) che ne frenino gli interessi privati. Così i cittadini potrebbero verificare con i propri occhi che le differenze e le diffidenze tra pubblico e privato non hanno ormai più senso.
Durante la pandemia è accaduto inoltre un rovesciamento della dimensione temporale. Dall’accelerazione esagerata e frenetica delle nostre vite si è passati all’annacquamento del tempo, ora allungato e ferito, con una parte dell’umanità costretta nelle proprie abitazioni. Ciò che prima era scarso è ora diventato una risorsa infinita, quasi ingombrante. Ebbene, quello della riappropriazione del tempo è un tema sviluppato da molti intellettuali nell’ultimo anno, dove per tempo si intenda il recupero dell’autenticità della propria esistenza e delle relazioni con gli altri. Un rallentamento che può guarire da tanti mali e che può rappresentare il vero “lusso” dei nostri tempi. Perché una delle scommesse più difficili per il futuro postpandemico è proprio quella di riuscire a evitare il ritorno alle vecchie abitudini, cercando invece il cambiamento nella lentezza, nel silenzio e nella capacità di non farsi annientare da ritmi diversi da quelli che veramente vogliamo.
Oltre la tempesta
di Paolo Crepet
Mondadori
180 pagine – 2021
ISBN: 9788804739876