Dopo l’emergenza sanitaria, ma anche a causa della guerra nel cuore dell’Europa, gli italiani si dichiarano più stanchi, depressi e ansiosi. Un sentire collettivo che è particolarmente grave nella fascia più giovane della popolazione. L’ultima indagine di Soleterre scava proprio dentro questo vissuto, ma analizza anche le possibili soluzioni. A partire dal bonus psicologo.
di Cristina Audagna
Che impatto ha avuto la pandemia da Covid-19 sulla salute mentale degli italiani? Che cosa è cambiato nei comportamenti a tutela del proprio benessere psicofisico? Quanto ha aiutato il bonus psicologo? Queste domande costituiscono il focus centrale dell’ultima indagine presentata da Fondazione Soleterre che ha voluto sondare la consapevolezza degli italiani del proprio stato di benessere psicologico e la loro propensione alla psicoterapia. Un’indagine quanto mai tempestiva perché sembra proprio che gli ultimi due anni, tra lo scoppio della pandemia e della guerra in Ucraina, abbiano messo a dura prova la salute mentale degli italiani, afflitti per lo più da disturbi d’ansia e depressione.
Ecco i numeri del fenomeno: il 12% degli italiani considera la propria salute mentale cattiva o pessima; il 25% afferma che la pandemia ha avuto ripercussioni negative sulla sua salute mentale; il 20% ha avuto a che fare con la psicoterapia, per sé o per un familiare o per entrambi; il 67% di chi ha intrapreso un percorso di psicoterapia durante la pandemia ne faceva ricorso anche prima e il 93% di loro afferma che il percorso ha migliorato la propria salute mentale. Il 60% di chi non è ricorso alla psicoterapia, invece, afferma di non averne bisogno, il 23% crede di farcela da solo a superare ogni difficoltà, il 22% afferma di non usufruirne a causa dei costi proibitivi. E in effetti il costo medio percepito di una seduta di psicoterapia è pari a 79 euro.
Un duro colpo per bambini e adolescenti
Il quadro complessivo che emerge mostra un sensibile impatto del Covid-19 sul benessere psicofisico della popolazione, con un aumento dei livelli di stress e di episodi di burnout, ma soprattutto un carico di ansia per le prospettive future.
Sono gli adolescenti in particolare ad aver sofferto maggiormente durante l’emergenza sanitaria e i lockdown successivi che avrebbero accentuato le problematiche e le sensibilità che già caratterizzano questa età. Sembra che gli adolescenti siano usciti dalla pandemia con grandi difficoltà emotive e con una qualità di vita notevolmente peggiorata.
Già negli ultimi dieci anni, secondo Sinpia, Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza, l’ansia e la depressione sono aumentate tra i bambini e i ragazzi. Tuttavia la pandemia e poi la guerra, che genera preoccupazione e incertezza nel futuro, hanno ulteriormente intensificato questa tendenza. Durante l’infanzia e l’adolescenza viene segnalata una più alta incidenza di disturbi d’ansia e dell’umore, con evoluzione nel 30-40% dei casi, in disturbo post traumatico. Sempre secondo Sinpia sottovalutare l’impatto delle conseguenze del Covid-19 tra i più giovani, in una situazione già molto critica in termini di personale, servizi e organizzazione assistenziale per i disturbi neuropsichiatrici dell’infanzia e adolescenza, rischia di trasformare un’emergenza sanitaria in una crisi dei diritti dei bambini e dei ragazzi.
Il bonus psicologo: finalmente la salute mentale riceve attenzione
La grande lacuna assistenziale, soprattutto verso i minori, emersa durante la pandemia ha condotto a nuovi investimenti nell’ambito della promozione della salute mentale e della prevenzione dei disturbi neuropsichici. E il famoso bonus psicologo rientra a pieno a titolo tra le novità introdotte a tal riguardo. L’indagine di Soleterre dedica una corposa sezione proprio a questa misura e a come è stata accolta dagli italiani: il 62% dichiara di averne sentito parlare, il 28% di chi è a conoscenza del bonus psicologo afferma di conoscere anche il valore del contributo economico previsto dalla misura. Il 75% ritiene la misura molto/abbastanza utile, mentre il 14% degli intervistati conosce la modalità di accesso al bonus tramite Inps, con il 44% che ritiene semplice la procedura di accesso al bonus attraverso il sito dell’istituto di previdenza. Il 24% degli italiani, infine, dichiara che usufruirà del bonus psicologo e tra coloro che ne beneficeranno, il 60% lo farà per sé e il 33% sia per sé sia per un familiare.
La ricerca di Soleterre ci dice in sostanza che tre quarti del Paese vede con favore questo sostegno e che un italiano su quattro si dichiara pronto a usarlo. Inoltre, la piattaforma Inps comunicherà tra non molto per quanto la misura rimarrà in essere. Ovvero: bisognerà capire se questo bonus riuscirà a diventare strutturale, entrando a far parte stabilmente dell’offerta di cura del servizio sanitario nazionale. Anche perché, per quanto riguarda l’igiene mentale, i livelli essenziali di assistenza in Italia sono ampiamente disattesi.
Un primo passo verso la prevenzione. Ma non basta
Tirando le somme, il bonus psicologo è parso un segnale incoraggiante: gli italiani hanno cioè visto un Governo investire dei fondi per il sostegno alla cura di ciò che non si vede o che non siamo ancora culturalmente abituati a riconoscere come degno di attenzione al pari della salute fisica, per la quale invece c’è grande apprensione e partecipazione collettiva.
È anche vero, però, che l’introduzione di questo provvedimento riflette crudelmente ciò che, su scala più ampia, è la marginalizzazione riservata alla salute mentale nel Sistema sanitario nazionale. L’orientamento occidentale alla medicalizzazione della salute permette che la sanità pubblica sostenga tra le prime voci di spesa la somministrazione di farmaci e terapie psichiatriche piuttosto che investire per garantire il sostegno psicologico nella sanità pubblica. Un sostegno che, peraltro, potrebbe offrire la possibilità di trattare con prontezza i disturbi più comuni come quelli di personalità o legati all’ansia che, a volte, si rivelano precursori di future patologie psichiatriche. Inoltre, al di là della prevenzione, che resta centrale in tutti i campi della salute, la possibilità di accedere all’assistenza psicologica gratuita (o quasi) eviterebbe anche la dipendenza da alcune classi di farmaci. Un ricorso che avviene, purtroppo troppo spesso, negli Stati Uniti con gli oppioidi e in Europa con le benzodiazepine.
Le riflessioni sul bonus psicologo
Il bonus psicologo rappresenta sicuramente un primo passo per rispondere al bisogno degli italiani di prendersi cura del proprio benessere psicologico. Del resto l’indagine di Soleterre ci mostra una situazione incoraggiante: è vero, solo un italiano su cinque ha fatto ricorso alla psicoterapia per sé o per un familiare, ma tre italiani su quattro ritengono il bonus psicologo uno strumento utile in questo senso.
Un dato davvero interessante da cui trarre spunto per intercettare i bisogni prima delle emergenze al fine di raggiungere più alte probabilità di cura e ottenere un risparmio in termini di costi sociali ed economici per la collettività. Il bonus psicologo è in definitiva un’occasione da non sprecare: va testato anche nell’ottica di rendere l’accesso a questo tipo di servizi sempre più comprensibile ai cittadini.