Per il ritorno a una psichiatria dal volto umano

recensito da Davide Monopoli 

Molto spesso le verità più ripugnanti e indicibili della pratica terapeutica vengono occultate da chi dovrebbe invece impedirne l’attuazione. Poche volte sono invece i veri professionisti a denunciarne l’oscenità, come accade in questo bellissimo volume di Eugenio Borgna, primario emerito di psichiatria dell’ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano. Borgna, che è uno degli esponenti italiani di punta della psichiatria fenomenologica, ci conduce nelle stanze segrete dei reparti psichiatrici per portare all’evidenza la grave distanza che separa la malattia dalla sua cura. Ci sono servizi di psichiatria ospedaliera nei quali la contenzione continua a essere praticata nell’indifferenza o, almeno, nella rassegnazione di medici e di infermieri. E l’uso smodato di farmaci, che sono certamente indispensabili e hanno consentito di realizzare la rivoluzione di Franco Basaglia, sta cambiando radicalmente il modo di fare terapia, allontanando il vero approdo della psichiatria, che è fatto di ascolto e attesa, di presidio amorevole e di speranza.

Il saggio di Borgna vuole essere un campanello d’allarme e svolgere al tempo stesso una funzione rieducativa per la realizzazione di una psichiatria davvero alternativa a quella che dedica agli ansiolitici, agli antidepressivi e ai neurolettici l’unica strategia di cura. Tradendo così la grande rivoluzione innescata dalla legge di riforma del 1978. Le diverse psichiatrie italiane, pervase da una disciplina sempre più arida e neopositivistica, tendono infatti a dare esclusiva importanza agli aspetti biologici della sofferenza psichica, e quindi alle sole terapie farmacologiche. Senza porre attenzione a ciò che nasce e muore nell’interiorità dei pazienti. Una sconfitta, per Borgna, che crede fermamente alla creazione di contesti animati dall’ascolto e dalle emozioni, dalla sensibilità, dalle capacità di attenzione e di ascolto, di introspezione e di immedesimazione.

La pandemia ha permesso di guardare con occhi diversi ai sintomi della sofferenza psichica, alle sue diverse articolazioni e anche al suo stigma sociale. Sì, perché la psichiatria ricomincia a fare paura, tanto che una valutazione di malessere psichico basta a destare ansia e inquietudini in chi diviene oggetto di quella o questa etichetta. Oggi più di ieri una diagnosi che si avvicini alle aree tematiche della psichiatria non si cancella più, segnando il destino di una persona, anche quando i disturbi scompaiono. Le parole in psichiatria sono macigni inamovibili. E di questa pesantezza classificatrice occorre alleggerirsi per tornare a parlare all’opinione pubblica di queste immani sofferenze, lontano dall’azione distruttiva dei pregiudizi, spiegando, come faceva Basaglia, quali siano i significati, le fragilità e la sensibilità, la ricchezza umana e il desiderio di parole gentili e salvifiche dei pazienti psichiatrici. Ridonando così alla psichiatria la sua giusta dignità.

L'agonia della psichiatria

L’agonia della psichiatria

di Eugenio Borgna
Feltrinelli
128 pagine – 2022
ISBN: 9788858846025