Nuovi modi di essere e apparire

recensito da Cristina Audagna 

È interessante notare come la comparsa sulla scena psicoterapica del paziente “giovane adulto” abbia costretto i terapeuti a cercare di identificare le caratteristiche che accomunano questi nuovi pazienti sotto il profilo psicologico. Solo grazie a volumi corali come questo, frutto del lavoro dell’équipe clinica dell’Istituto Minotauro di Milano, è possibile capire l’evoluzione di questa nuova categoria psicosociale osservata sul campo clinico in oltre vent’anni di attività.

In linea con le ricerche sociologiche più recenti, i lavori che conducono oggi alla maturità di un giovane nelle società occidentali restano aperti fino ai 35 anni, seguendo un iter a volte anche molto complesso durante il quale il “giovane adulto” approfondisce il proprio profilo identitario, mettendone alla prova la coerenza nel confronto serrato con la realtà sociale in cui vive. E in questo pregevole lavoro collettivo vengono evidenziati alcuni temi peculiari di questa evoluzione che possono rappresentare approcci innovativi e di alto valore interpretativo nella pratica clinica di ognuno di noi.

Interessantissimi, tra i nove capitoli che intervallano la trattazione, quelli dedicati al cosiddetto “blocco universitario” e alla “crescita apparente”. Nel primo caso viene ricomposto il quadro clinico che induce molti studenti, in prevalenza maschi, a rimanere bloccati nel proprio iter di studi. Un fenomeno quasi epidemico, abitato da soggettività differenti che impediscono di attuare in maniera compiuta il percorso universitario, considerato il cuore pulsante dell’esplorazione identitaria, uno dei compiti evolutivi centrali dell’età giovane adulta. Si tratta di ragazzi che nel blocco degli studi evidenziano vere e proprie difficoltà evolutive, boicottando, rimandando o inibendo la propria generatività con uno spontaneo e irriducibile ritiro sociale. Il giovane non soltanto stenta, si inibisce o rallenta rispetto agli studi, ma abbandona anche la vita relazionale per attuare un ripiegamento eremitico tra le mura di casa, forte della totale mancanza di presidi esterni in grado di scavalcare quelle spesse mura.

Una riflessione ancora più interessante è quella dedicata alle giovani donne che presentano una grandissima capacità di adattamento scolastico e professionale, ma stupiscono poi per un’inattesa dipendenza infantile dai valori familiari. Si tratta di una tipologia di recente comparsa sullo scenario clinico che è stata definita “ragazze dalla crescita apparente” perché presentano un profilo in cui l’acquisizione di competenze nei diversi ambiti di esperienza e l’adattamento al mondo esterno sembrano non accompagnarsi allo sbocciare di personalità sufficientemente mature. Si tratta di giovani pazienti dotate di una buona competenza operativa, accompagnata tuttavia da un sentimento di vuoto che le espone a sintomi d’ansia ai quali non sembrano in grado di attribuire alcun senso. In questi profili è facile rintracciare il clima culturale in cui si sono realizzate principalmente le ambizioni dei genitori, in special modo della figura materna, che inducono le scelte delle figlie in una direzione ben precisa, da imboccare presto e senza indugi.
Tutto ciò che non prevede un reddito cospicuo e prospettive di agiatezza viene scartato. E anziché caldeggiare la presenza di riti di passaggio e di prove simboliche per lo sviluppo di un sano percorso di crescita, ne raccomandano l’evitamento allestendo sentieri sicuri che simulano la vita. Ma che poi chiedono un conto altissimo in termini di angoscia e dipendenza emotiva.

Rosci

Giovani adulti

a cura di Elena Rosci
Franco Angeli
186 pagine – 2022
ISBN: 9788835136552